“Gesù, sto vivendo il tuo Getsemani”

 

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… Pregare per chi non prega. Quale missione più di questa ci può fare simili a Gesù e a Maria la cui vita fu una sola preghiera? Pregare nel fervore, pregare quando il fervore sensibile cade, pregare con una parola sola quando siamo incapaci per malattia o altro motivo di pregare a lungo. Pregare con un semplice sospiro, con uno sguardo levato al cielo, pregare col pianto che ci casca dalle ciglia, pregare coi nostri spasimi.
Guardo il mio Gesù che ha raggiunto l'apice della preghiera quando fu issato sul patibolo. E in queste mie ore di Getsemani, in cui sono così sola e schiacciata da questa solitudine, imito il silenzio orante del Redentore. Il silenzio orante che è più pressante di tutte le meccaniche e prolisse preghiere dette con l'anima altrove.
Guardo Gesù sulla croce. È di fronte a me. Alto, bianco, snello, illividito dalle percosse e dall'agonia. Si sente guardato e alza il capo reclinato sul petto sotto la sua corona insanguinata. Mi guarda. Lo guardo. I nostri sguardi si incontrano attraverso un velo di pianto. Egli mi insegna a pregare in queste ore di passione, di espiazione. E tutto imparo guardando Lui.
Seguo il suo sguardo che si volge in giro, sul mondo. Uno sguardo di compassione infinita per tutte le miserie degli umani. Seguo il suo sguardo che, dopo aver raccolto come un fascio lo spettacolo di tutte le miserie umane, si alza al cielo e le offre, con quel suo solo sguardo d'amore, all'amore del Padre perché le soccorra.
Le anime ostie devono vivere così. Spargere l'amore, raccogliere il dolore, offrire amore e dolore per ottenere pietà. E il muto colloquio degli sguardi continua.

«Ho sete di anime».
«Ho sete di Te!».
«Passata quest'ora verrò. Adesso bisogna che tu resti sola. Accontentati che io ti guardi e ti sia Maestro».
«Gesù, sono sola».
«Io pure sono solo. Le anime non mi amano».
«Gesù, lo smarrimento tenta sommergermi».
«Non temere. Esso non prevarrà».
«Mi pare d'essere divelta da Voi».
«No. Se il Padre nostro è ritirato nel profondo dei cieli, Io ti sono presso e l'Amore, il Paraclito, stende le sue ali su te. Pensa, creatura, che il Padre nostro, dico nostro perché ti sono Fratello, si fa violenza per non stringerti al cuore. Un giorno saprai cosa valse questo tuo soffrire... Guarda in basso: vedi la turba dei miseri che ha bisogno di olocausti per essere salvata. Guarda al cielo e vedi i castighi che un atto di amore trattiene. E sorridi, sorella mia, mia povera sorella. Quel che tu puoi fare neppure agli angeli è concesso. Tu, che t'immoli, adori e espii. Gli angeli adorano solo».
«Ho paura di non sapere far bene il mio compito...».
«Il mio merito infinito ripara alle tue imperfezioni. Non chiedo da te, piccola ostia, d'esser perfetta. Chiedo solo che tu cerchi di esserlo il più possibile».
«Sei contento, Gesù?».
«Son contento, Maria. Il tuo sforzo asciuga il mio pianto».

E allora? E allora che dire? «Padre, liberami da quest'ora»? Ma io sono venuta appunto per quest'ora». Non mi re sta perciò che da viverla in tutta la sua austerità.